Disturbi sessuali e alimentari nei giovani

 

C’è una simmetria tra i disturbi alimentari che colpiscono le ragazze e quelli sessuali dei ragazzi. Entrambi sono mossi da un senso di inadeguatezza.

 

di Barbara Garavaglia

Riproduzione da Noi in famiglia del 16/04/2023

Disturbi alimentari nei giovani

 

Il corpo che cambia, le emozioni che travolgono e stravolgono la quotidianità, gli amici e i compagni di scuola, lo studio e gli impegni sportivi, le relazioni spesso conflittuali con gli adulti: negli anni dell’adolescenza si sovrappongono molti elementi che mettono in crisi, che sollecitano. Diventare adulti è una gran fatica, ma è anche un viaggio affascinante. Gli inciampi però sono numerosi. Aggiungendo a questo mix l’irruzione ormai inarrestabile di internet e la pandemia, il quadro può ammantarsi di tinte fosche ed essere drammatico.

Secondo l’Istituto superiore di sanità, che ha censito 108 strutture accreditate per la presa in carico e il trattamento dei disturbi alimentari, sono circa 9 mila gli utenti che soffrono per un rapporto patologico con il cibo. Si tratta di adolescenti e giovani tra i 13 e i 25 anni di età, il 90% dei quali femmine.

 

I disturbi sessuali e alimentari sono in aumento

Come i disturbi alimentari, sono in aumento anche altri tipi di disturbi, sempre legati alla corporeità e alle relazioni con gli altri (anche se i dati sono difficilmente reperibili). Si tratta dei disturbi sessuali, che vedono come protagonisti soprattutto i ragazzi. «Ci sono stati due eventi epocali, ovvero internet e la pandemia, che hanno provocato uno tsunami – spiega Alberto Valsecchi, psicologo e psicoterapeuta lombardo, attivo anche nelle scuole -. C’è una simmetria tra i disturbi alimentari che colpiscono le ragazze per il 90% e quelli sessuali che colpiscono i maschi nella stessa percentuale. Sono disturbi che questi eventi hanno incrementato. Colpiscono adolescenti tra i 12 e i 25 anni di età, come confermano i dati e come colgo nella mia esperienza professionale. Si trovano meno dati sui disturbi legati alla sessualità, perché c’è molta reticenza dei ragazzi a rispondere a indagini su questo tema. Entrambi i problemi hanno a che fare con il corpo: i maschi sono mossi da un senso di inadeguatezza rispetto alla performance sessuale e le femmine hanno una percezione di inadeguatezza estetica del proprio corpo».

 

Disturbi alimentari nei giovani

Disturbi legati alla sessualità e al cibo nell'adolescenza per modelli esasperati

Paragonarsi agli altri, non trovarsi abbastanza forti oppure prestanti, piacevoli e attraenti, sono atteggiamenti tipici dell’adolescente, spesso scontento di sé. Eppure qualche cosa è cambiato: «Sia i disturbi legati alla sessualità che quelli legati al cibo esistono da sempre – specifica lo psicologo – e da sempre hanno insorgenza in età adolescenziale, perché c’è un disagio legato alle asincronie che si sviluppano in questo periodo, tra il corpo che cambia e la mente, ovvero l’aspetto emotivo che matura in maniera non sincrona con il corpo. La mancanza di maturità emotiva, ad esempio, implica di non poter vivere in maniera serena e soddisfacente la sessualità. Anche nelle femmine, a fronte di un fisico che cambia si trova la difficoltà ad accettarlo. Questi processi fisiologici che avvengono da sempre vanno inquadrati nell’epoca attuale. Internet propone degli standard, dei modelli, che sono esasperati, per esempio nella pornografia. L’uso della pornografia è legato in modo significativo a disturbi della sessualità, in particolare tra i maschi, come la compulsività, i disturbi dell’erezione, la eiaculazione precoce. La pornografia - osserva ancora l’esperto - invade gli smartphone dei bambini, che hanno accesso a questi dispositivi anche a soli dieci anni, e ha aumentato il rischio, ha esacerbato la proposizione di standard inarrivabili, riducendo la sessualità al solo aspetto corporeo, slegandola a tutti gli altri aspetti: affettivo, relazionale, emotivo. Per le ragazze, si presentano in rete standard estetici irraggiungibili. Sono meccanismi esasperati che portano sofferenza...».

Per la sessualità il contesto virtuale è inadeguato

La pandemia ha aggiunto un altro elemento: l’isolamento ha infatti aumentato l’esposizione dei più giovani alla rete, ai rapporti virtuali. Isolati, rinchiusi nelle loro stanze, i più giovani hanno perso parte delle loro capacità di relazione. «Sono stati esposti molto di più a ciò che ha proposto la realtà virtuale. La pandemia li ha costretti a rifugiarsi lì, trovando in quel contesto la risposta ad alcuni dei loro bisogni fisiologici di relazione, di amicizia. Per esempio, dal punto di vista della sessualità, il contesto virtuale è inadeguato. Sappiamo che, per essere vissuta serenamente, la sessualità necessita di competenze relazionali. La sessualità richiede un corpo maturo, una mente matura e una capacità, anch’essa matura, di relazionarsi con l’altro. Se l’atto sessuale entra in una sintonizzazione positiva di questi fattori, allora è bello, è positivo, altrimenti se ci sono fratture, diventa deludente o persino causa di disagio, di patologia». Dopo il periodo del confinamento, i più giovani continuano ad avere delle difficoltà nell’intrecciare la propria vita con gli altri. «È più semplice rifugiarsi nella realtà virtuale – aggiunge Valsecchi – anche perché i più giovani si sentono incompetenti dal punto di vista relazionale, si sentono deficitari nel sintonizzarsi con l’altro, nell’andare oltre l’aspetto superficiale del contatto. Fanno fatica a stare in una relazione, nella quale, nel tempo, anche l’atto sessuale può essere vissuto in maniera piacevole».

 

Disturbi sessuali nei giovani

La pornografia è una trappola

I ragazzi non si aprono facilmente: « Lavoro anche nelle classi. Ci si accorge che i ragazzi queste problematiche le capiscono, le comprendono e accolgono favorevolmente la discussione. Si percepisce il bisogno che hanno di parlarne in modo positivo e costruttivo. Quando si entra nell’ambito del vissuto soggettivo, ovvero si affronta la sessualità del singolo, hanno però difficoltà, faticano a riconoscere il problema, ad accettarlo e tendono persino a rifugiarsi in alcune trappole, come la pornografia. Essa è una trappola perché dà una soddisfazione immediata, ma a lungo tempo li rende infelici. I ragazzi arrivano da me quando insorge un problema, e comunque faticano a dichiararlo anche in un contesto terapeutico».

 

Resistenze dei giovanissimi nell'ammettere un disturbo che li mette in imbarazzo

Il cammino è quindi difficile, per le resistenze che i giovanissimi hanno nell’ammettere un disturbo che li mette in imbarazzo, in difficoltà. Ci sono ragazzi che evitano qualsiasi tipo di contatto fisico, perché temono di non essere “all’altezza”, giovanissime che non riescono più a essere sfiorate da altri, perché bloccate da un disturbo che attiene alla sfera della loro sessualità e intimità. È necessaria una grande delicatezza. E c’è una responsabilità degli adulti: « Abbiamo un grande ritardo – sottolinea il professionista – nell’educazione sessuale. Dal punto di vista preventivo, un percorso di educazione sessuale potrebbe fare molto, potrebbe evitare anche delle distorsioni cognitive. Dovremmo riprendere, proporre percorsi di educazione sessuale e affettiva, perché - conclude Alberto Valsecchi- la realtà di cui si parla è complessa, tocca corpo, mente, emozioni, relazioni. Credo che dovremmo investire in questo, partendo dai genitori».

 

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