di Antonella Mariani
Riproduzione da Noi Genitori & Figli
Fratelli che non si parlano da anni per uno sgarbo. Figli che voltano le spalle ai genitori perché si ritengono vittime di un'ingiustizia. Mariti e mogli che trascinano per una vita risentimenti e frustrazioni, o che al primo errore proclamano: «Non lo/la perdonerò mai».
Parlare di perdono, di questi tempi, può sembrare controcorrente: ogni offesa appare irrimediabile, ogni sgarbo una ferita non rimarginabile. Basti pensare a quante amicizie si rompono per l'incapacità di comprendere un errore, a quanti matrimoni naufragano alla prima difficoltà, alla prima "caduta", perché non si vuole o non si riesce a dare al compagno un'altra opportunità.
Gesù però ci ha invitati a perdonare 70 volte 7 e non era una richiesta formale bensì sostanziale, che risponde cioè all'esigenza connaturata all'uomo di andare avanti, di non ripiegarsi, di
trovare in continuazione motivi di speranza.
Nella prefazione di "Il perdono in famiglia" (a cura di Sergio Nicolli ed Enrica e Michelangelo Tortalla, pag. 600, euro 22), monsignor Giuseppe Betori spiega che il perdono cristiano non è «una
vernice da stendere al più presto possibile per coprire l'esperienza del limite e della sofferenza con una parola che nasconde invece di svelare», non è nemmeno «un improvvido buonismo» né «un
generico spirito di sopportazione». No, il perdono cristiano, in famiglia come altrove, è soffrire il male fino in fondo, "bruciarlo" dentro di sé e così facendo "diventare
nuovi". Questo processo di purificazione interiore coinvolge anche l'altro, il "colpevole", trasformandolo e facendolo rinascere a una nuova speranza. Perché il perdono non si vende un
tanto al chilo né, per dare davvero un nuovo corso alle relazioni ferite, può prescindere da un sincero pentimento da parte di chi ha offeso. In assenza di scuse, il perdono "serve" solo a far
sentire meglio chi lo concede, non certo a rendere migliore chi ha commesso il torto.
Al contrario, il perdono chiesto e ricevuto riaccende la speranza, indica una strada nuova, un'alternativa all'ineluttabilità della crisi, del rancore, dell'astio. Il perdono è
un percorso luminoso esattamente opposto al "fare finta di niente". Significa scavare in sé, capire le cause dell'offesa, riconoscere talvolta che non si è al cento per cento vittime ma magari
all'i per cento colpevoli... Troppo astratto? Forse. Ma poi, quando ci si addentra nel ragionamento sul perdono in famiglia, ci si accorge che non è così: al perdono ci si arriva con un atto di
volontà, con una profonda fiducia nella capacità di ogni uomo di migliorare se stesso.
E se proprio non ci si ritiene all'altezza, ecco un manuale che viene in soccorso: è "I 5 linguaggi del perdono", un libro scritto da due professionisti americani, Gary Chapman e Jennifer Thomas (Elledici con Incontro Matrimoniale, pag. 272, euro 15), impegnati nel campo della consulenza alle coppie in difficoltà. "I 5 linguaggi del perdono" insegna quali sono le parole giuste per ristabilire l'armonia in famiglia, con gli amici e nei rapporti di lavoro. A una moglie ferita potrebbe non bastare sentirsi dire dal marito: «Mi dispiace per il male che ti ho fatto». Lei potrebbe avere bisogno di parole come: «Ho sbagliato, cercherò di non cascarci più». La richiesta di perdono, argomentano gli autori del volume, può essere espressa in cinque modi: il rammarico («Mi dispiace»), l'assunzione di responsabilità («Ho sbagliato»), il tentativo di rimediare («Cosa posso fare per rimediare?»), l'impegno sincero («Cercherò di non farlo più») e infine la richiesta di perdono («Puoi perdonarmi?»).
Chapman e Thomas insegnano a prendere consapevolezza di tutti e 5 i linguaggi per poterli poi applicare alle relazioni interpersonali, che ne ricaveranno un grande beneficio. Insomma, l'arte di chiedere perdono si può imparare, e la frase «Non lo potrò mai perdonare» è sciocca perché imboccare il sentiero che porta al perdono e poi alla riconciliazione dipende solo dalla volontà di ciascuno di noi.
Tratto da "I 5 linguaggi del perdono"
Quale dei 5 "linguaggi" del perdono esprime vostro marito/vostra moglie quando vuole riparare a un torto? Lo capirete rispondendo a questa domanda.
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