Una crisi di coppia non può che avere un impatto sui figli, tanto maggiore quanto minore è la loro età e la loro capacità di dare un significato agli eventi. Spesso i figli
tendono a considerarsi in qualche modo responsabili della crisi dei genitori, della quale invece non hanno alcuna colpa. Uno degli errori che più comunemente si tende a
commettere è quello di tentare di nascondere la crisi, al fine di evitar loro una sofferenza. La sofferenza dei figli, però, è inevitabile, dal momento che la separazione o la
crisi dei genitori si configura come una vera e propria rottura, una perdita, che richiede tempi e modalità proprie per essere riparata. Il pericolo insidioso del nascondere la crisi, a lungo
termine, è che si giunga al punto di rottura in modo repentino ed immediato: il bambino sarà quindi investito di un sentimento d’inspiegabilità, in ragione del fatto che, almeno
in apparenza, fino a qualche momento prima tutto andava bene. Questo bambino sarà, in futuro, un adulto incapace di avere fiducia nella continuità e nella stabilità degli
affetti.
Altro errore comune è quello di rimandare ai figli segnali incongruenti: alle liti e alle scenate di rabbia si alternano rassicurazioni sul piano verbale, caratterizzate dalla
negazione del problema. Anche in questo caso al bambino viene restituita un’immagine incoerente della realtà, nella quale è evidente ci siano problemi, che però vengono non
comunicati o negati.
Le dinamiche che portano i figli a soffrire sono molteplici e varie. Tra queste si trova sicuramente una tendenza alla strumentalizzazione, che di frequente si presenta nelle
coppie in crisi o in prossimità di una separazione. I bambini vengono coinvolti nelle discussioni, divengono strumento per attaccare o ferire l’altro e le discussioni convergono sulla loro
gestione, educazione o collocazione.
A generare ulteriore sofferenza è il vestire i panni del “genitore fantasma”: non di rado, in seguito ad una crisi, uno dei genitori decide di optare per un allontanamento
volontario. L’alternativa è rappresentata invece dall’ostacolo posto dal secondo coniuge, che attua mezzi per screditare o allontanare il primo dal figlio. L’effetto piuttosto grave di questa
situazione è che viene trasmesso al bambino un messaggio errato, cioè che la crisi coinvolga anche il legame genitoriale.
L’assenza di comunicazione e la mancanza di rispetto nei confronti dei sentimenti e delle emozioni dei figli rappresentano un altro grave risvolto della situazione di crisi. Diversamente da
quanto si tenderebbe a credere, i bambini hanno un’enorme capacità di cogliere i segnali di conflitto: ciò li rende ricettivi e sensibili alla crisi genitoriale, che dovrebbe essere affrontata
con i figli.
Nonostante la crisi coinvolga, inevitabilmente, anche i figli, esistono diversi modi per affrontare questa transizione proteggendoli. Il primo e più importante consiglio è quello
di intraprendere un percorso di terapia di coppia, che avrà il duplice vantaggio di tentare la risoluzione del conflitto e, al contempo, insegnare alla coppia strategie
funzionali alla protezione dei figli. La terapia di coppia si configura come luogo sicuro, all’interno del quale sarà possibile analizzare le ragioni del conflitto e promuovere
l’empatia nei confronti del partner, giungendo a compromessi emotivi.
Perché i figli risentano il meno possibile del periodo di crisi, alcuni accorgimenti utili potrebbero essere:
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