Nell’arco della vita di una coppia si possono presentare momenti veramente difficili.
È importante tenere presente che non esiste una formula magica o una ricetta standard da replicare. Siamo tutti unici e nessuna situazione è uguale all’altra, per cui solo chi vive una realtà può
trovare il percorso più adatto per influenzarla.
Dal mio punto di vista trovo che sia molto utile iniziare le riflessioni su una questione così importante come una difficoltà di coppia, inquadrando i fatti del passato. Da questa nuova
prospettiva le relazioni tra gli eventi, i nostri comportamenti, le scelte fatte, ci appaiono più chiaramente e possiamo decidere meglio come relazionarci rispetto ad una situazione.
Infatti, nella mia esperienza ho imparato che i rapporti umani (tutti) dipendono da come ci si rapporta e che ci sono diverse variabili che entrano in gioco. Mi sono convinta che non sia
possibile “far capire” a un partner qualcosa, semplicemente facendogli dei discorsi. Ho provato questa strada con il mio per lungo tempo e non ho cavato un ragno dal buco. Anzi. Forse ho
peggiorato le cose.
Per influenzare il cambiamento di un’altra persona (in senso positivo, naturalmente; non nel senso di manipolazione) l’unico modo è quello di cambiare noi stessi ed ho sperimentato sulla
mia pelle che è proprio così.
Inizialmente tendevo a rifiutare l’idea. Come molti anche io pensavo che cambiare volesse dire implicitamente “diventare qualcosa di diverso perché così com’ero non andavo bene”. In realtà
non è così. Cambiare per un essere umano vuol dire evolversi, diventare ancora meglio di quello che si è. Adattarsi a ogni nuova situazione - bella o brutta che sia - nel
migliore dei modi, senza rinunciare a essere se stessi. Assumersi la responsabilità di qualcosa che ci sembra non funzionare per renderlo funzionante.
Purtroppo in molte persone l’adattamento viene interpretato negativamente e la parola responsabilità viene il più delle volte associata alla colpa, intendendola in base al suo significato morale.
Come se adattarsi volesse dire “ripiego”, “rinuncia alla propria autenticità” e responsabilità corrispondesse ad una “pena da scontare per essere stati la causa di qualcosa”. Probabilmente sono
credenze formatesi chissà come e chissà quando.
In realtà basta molto poco, se si vuole (questa è la condizione essenziale), per realizzare che un diverso approccio ai fatti non vuol dire sminuirsi, venire meno ai propri valori e aspirazioni.
La metafora che più mi piace sul tema dell’adattamento ed alla quale mi ispiro è l’acqua. L’acqua va da tutte le parti, assume qualunque forma, eppure rimane sempre acqua.
Per quanto riguarda la responsabilità, invece, mi sono convinta che ci sia un altro significato poco percepito e più ampio. Quello riassumibile come l’abilità di rispondere; la capacità
cioè di reagire alle situazioni della vita con la consapevolezza che dalle nostre azioni derivano conseguenze che con accortezza possiamo provare a prevedere. Per cui qualunque cosa si desideri
ottenere, che sia un nuovo lavoro, la pratica di un hobby o il miglioramento di una relazione umana, solo con le nostre azioni abbiamo la possibilità (anche se non la certezza ovviamente) di
arrivarci. Gandhi ha sintetizzato questo concetto in una frase famosissima: “Il futuro dipende da ciò che fai nel presente”.
Un’altra cosa di cui mi sono convinta è stata quella che è importante provare a capire l’altro. Voglio dire che davanti a comportamenti che feriscono, senza volerli giustificare, è importante
sforzarsi di sospendere il giudizio e capire cosa li muove. Non è facilissimo, lo ammetto, perché per capire gli altri bisogna prima conoscere e capire bene sé stessi. Ma se siamo qui credo che
lo siamo perché vogliamo fare qual
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