Reverenge porn = vendetta pornografica: il diffondere materiale sessuale esplicito senza il consenso dell'interessato per denigrarlo.
Sexting = l'unione delle parole sesso + messaggiare: l'invio di messaggi, testi e/o immagini sessualmente espliciti, principalmente attraverso smartphone o chat di social network.
Riproduzione da Noi Genitori & Figli
Aggirare le "protezioni" e accedere alla pornografia via cellulare è un gioco da ragazzi. E per i genitori la sorveglianza diventa una missione impossibile. Ecco cosa c'è da sapere per non farsi sorprendere dal peggio
di Giuseppe Romano
Aveva un bell'invocare «Videochiamami!» l'abbondante biondona nazionalpopolare per invogliare all'acquisto di un cellulare con telecamera inclusa. Più che l'affare del secolo, quello dei nuovi telefonini rischia di diventare un cavallo di Troia per quanto di peggio possa accadere ai nostri figli.
Crescono in modo esponenziale le segnalazioni di materiale pedopornografìco trasmesso via telefonino: c'è l'iniziativa individuale dell'ex fidanzatino che, mollato dalla bella coetanea, diffonde a tutta la scuola il filmato osé della fanciulla; e c'è la scoperta che intere comitive di minorenni vengono adescate e incentivate a partecipare a un gioco, spedendo fotografìe del proprio corpo e vincendo ricariche. Naturalmente c'è poi l'enorme giro di pornografia "professionale ' che chiunque, anche i ragazzi e i bambini, può scaricare e vedere sul proprio telefonino.
Bambini e genitori: sta qui il corno più puntuto del problema. In una inversione di ruoli dove a essere impacciati e ignoranti sono gli adulti, mentre i ragazzi, anche giovanissimi, di solito conoscono a menadito tecnologie e procedure.
Il telefonino, oggi, non è più soltanto lo strumento per telefonare. Il cellulare è un terminale portatile per comunicare, accedere alla rete, spedire e ricevere materiali, acquistare musica e video. Dotato di telecamere sofisticate, è anche eccellente sponda tecnologica delle imprese più diverse: per esempio può documentare e diffondere il vendicativo pestaggio eseguito da un gruppo di ragazze diciassettenni nei confronti della quindicenne che aveva soppiantato una di loro nel cuore di un ragazzo. Oppure può registrare lo stupro perpetrato su una tredicenne da un branco di compagni di scuola. Tutte queste immagini, tra l'altro, si traducono in un nuovo modo di fare televisione, tendenza clamorosamente visibile in canali televisivi di nuova concezione come i social, dove sono gli utenti stessi a produrre e a inserire i contenuti video. Con limiti, certo (ma non dovunque), circa i contenuti osceni o razzisti, con cautele, certo (spesso a posteriori), rispetto alle violazioni del copyright. Ma senza "moderatori" efficaci al cento per cento. Soltanto eccessi? Questi sì. Ma sta il fatto che filmare la bravata di ogni tipo è diventato una moda, con siti e forum giovanili adibiti a discutere, votare, esaltare.
Purtroppo le strategie innovative della pornografia sono massicce ed estese. Sicché in fin dei conti, dal punto di vista familiare, la vera sfida consiste nella capacità autonoma della famiglia di estendere la propria autorevolezza affettiva e formativa anche verso questi territori ingovernati (e forse ingovernabili): dobbiamo fare i conti con un futuro in cui la censura non soltanto non basta ma non è possibile, e invece si rende indispensabile la conoscenza, la stima e la fiducia tra i membri della famiglia. Forse anche con la disponibilità, da parte dei grandi, di piegarsi verso i piccoli per farsi spiegare come funziona, senza presunzioni e senza scandali preventivi.
LE PAROLE
REGISTRARE E DIFFONDERE: è facilissimo, bastano un telefonino con foto-telecamera. Per inoltrarli si può usare ad esempio la messaggistica mms, l'email contenuta nel telefono, chat di social network o ancora caricarli su un sito accessibile ad altri.
TRAILER DI FILM PORNO: se ne incontrano navigando fra i menu delle offerte. In certi casi è capitato di riceverli, almeno come proposta, sullo schermo del telefonino: i gestori del porno sono gente piena di iniziative.
Acquistate ai figli un cellulare che sappiate usare anche voi. Attivate la Sim a nome vostro e non permettere a nessun altro di pagare le ricariche.
di Vincenzo R. Spagnolo
Ecco dunque alcuni consigli pratici per tenere sotto controllo la situazione. Il primo è semplice, ma importante: «Acquistate un cellulare che sappiate usare anche voi genitori. Così anche voi
sarete in grado di poter gestire le funzionalità dell'apparecchio. Ed eventualmente decidere di disabilitarne alcuni servizi». Andando avanti, le precauzioni diventano più specifiche: «Attivate
la Sim del telefono con il vostro nominativo. Ciò perché i maggiori operatori di telefonia mobile consentono agli intestatari delle utenze di verificare il traffico telefonico attraverso
internet». C'è poi la questione delle ricariche, spesso usate da adulti malintenzionati come strumento per adescare i minori: «Ecco perché — raccomandano gli investigatori - la ricarica
telefonica deve essere fatta esclusivamente da voi. Solo così sarete in grado di dedurre se il minore abbia ricaricato il telefono con soldi di altre persone».
Gli esperti della Postale danno un ultimo prezioso suggerimento, che riguarda il cuore della questione, cioè il rapporto di fiducia che c'è fra genitori e figli: «Sarebbe opportuno definire
regole abbastanza rigide sull'utilizzo del cellulare in base all'età del minore. Ad esempio, bisogna raccomandargli di non fornire il proprio numero agli sconosciuti e di non prestare il
telefonino ad alcuno».
Mai con gli sconosciuti
La polizia: Segnalateci ogni "drin" sospetto, ci aiuterete a scovare i malintenzionati
di Antonella Mariani
Girano nelle scuole a spiegare i pericoli della Rete e l'uso responsabile del telefonino e spesso vengono accolti da risatine beffarde, come a dire: ma noi sappiamo già tutto. Ma la Polizia
postale e delle comunicazioni, punta avanzata del controllo del rispetto della legge nelle nuove tecnologie, non si arrende: l'opera di sorveglianza è capillare, quella di informazione tra i
giovani pure.
Questo per dire che i malintenzionati sono velocissimi nell'approfittare delle novità. Alle bambine venivano richiesti i numeri delle amichette in cambio di ricariche. A tutte arrivavano, poi,
sul display immagini pornografiche, con l'obiettivo di vincere le loro resistenze e indurle a un incontro vis-a-vis. Non solo: l'agente di polizia racconta di sms spediti a ragazzine con la
promessa di partecipazione a provini nel mondo della moda purché precedute dall'invio di fotografie in costume o anche senza. Il questore manda due messaggi molto chiari a figli e genitori. Ai
primi fa sapere che quella che a prima vista può sembrare una bravata, ad esempio diffondere ad amici e conoscenti le foto osé della fidanzata, è in realtà un reato molto grave. Ai genitori
invece dice: segnalate ogni sospetto o perplessità su quello che circola sui telefonini dei vostri figli. Basta entrare nel sito www.commissariatodips.it, un commissariato virtuale in cui si
possono anche effettuare denunce.
II mondo dell'infanzia e dell'adolescenza è precocemente erotizzato. E genitori e insegnanti troppe volte stanno a guardare
di Daniele Novara (pedagogista)
Le bambole Bratz hanno soppiantato le Barbie e le Winx nelle classifiche di vendita. Hanno una testa molto grande, occhioni a mandorla truccatissimi, labbra gonfie e in evidenza, lunghissime
gambe nude e scarpe enormi coi tacchi. L'abbigliamento pare ispirarsi più a quello delle "signorine" che aspettano sui viali piuttosto che alle principesse. D'altra parte le ragazze più che
vestirsi si svestono, anche per andare a scuola in inverno. Sono fra i tanti segnali di una tendenza all'erotizzazione precoce della vita quotidiana di bambini, bambine, ragazzi e ragazze. Tutto
questo accade senza essere colto nei suoi aspetti relazionali, come se andare a scuola svestite non avesse conseguenze sugli altri. O almeno pare che gli adulti, che sono quelli che mettono mano
al portafoglio e prima ancora decidono cosa e come mettere in produzione e in commercio, non ne percepiscano affatto gli effetti relazionali ed educativi.
Eppure è ampiamente dimostrato che i messaggi non verbali trasmessi dagli oggetti, dagli ambienti abitati, sono decisivi nel definire il limite tra ciò che è proibito e ciò che è concesso. Ad
esempio, in un parco o una scuola già degradati, rovinati e sporchi, gli atti di vandalismo diventano più numerosi. Se le regole che impongono il rispetto delle cose pubbliche sono trasgredite
già di fatto, i ragazzi, e in generale gli abitanti, si adeguano e le trasgrediscono ancora di più. È la cornice che crea legittimità e rende possibili le trasgressioni. Cosa comunica la nostra
cornice pedagogica? Se i telefoni cellulari possono accedere ai siti web pornografici e si possono fare filmati utilizzando parti del corpo tue o degli altri, è probabile che questo avvenga
in assenza di una cornice pedagogica adeguata di contenimento.
Non si tratta di aumentare la rigidità delle regole ma di aprire una comunicazione che dia senso e credibilità alle regole stesse. La scuola appare una istituzione quasi sempre in ritardo con
scarse capacità di lettura delle situazioni. Occorrerebbe del tempo dedicato a questo ed équipe educative che non ci sono. Nella scuola prevalgono invece singoli insegnanti costretti a lavorare
unicamente sulle materie. È necessario che le istituzioni educative si diano il tempo di leggere gli eventi in corso. Se non si creano le cornici, scivolerà tutto addosso alla scuola senza
lasciare tracce nella concreta pratica educativa.
Il mondo dei ragazzi è caratterizzato da una forte eccitazione sessuale, anche di provenienza mediatica. Cresce la tendenza ad anticipare il primo rapporto sessuale, passando dall'immaginario
all'atto vero e proprio. Che progetto educativo c'è sul versante sessuale? La sessualità appare sempre più un territorio privo di un apprendimento intenzionale, dove regna una sorta di patto non
scritto tra le generazioni, affinché l'imparare sia lasciato al caso e agli eventi estemporanei della vita. In realtà dentro questa miscela magmatica di codici impliciti, la generazione odierna
di educatori pare abbia trovato un suo (discutibile?) equilibrio.
La tolleranza verso la precocità sessuale, vissuta come un espediente anti-ansiogeno per fronteggiare la spinta mediatica di tipo narcisistico. È l'accettazione passiva di un bisogno di consumo
quasi immediato, una corsa rapida contro il tempo e le ragioni di una maturità affettiva che necessiterebbe di tempi ben più lunghi. Inoltre la paura del moralismo, ossia il fantasma di divieti e
proibizioni che storicamente hanno bloccato l'esplorazione del corpo, dissociando di fatto sessualità e sentimenti, rendendo tabù la sessualità e tollerando solo l'affettuosità. In questo quadro
si inserisce pertanto una latenza formativa particolarmente evidente nella difficoltà della scuola di offrire una mappa orientativa alle nuove generazioni, ma anche nella larvata complicità fra i
nuovi genitori e gli scalpitanti adolescenti, bisognosi di regole ma incapaci purtroppo di chiederle apertamente.
I ragazzi hanno bisogno di avere dei confini, ma ancor più hanno bisogno di dare un senso, di cogliere i valori - e quindi le potenzialità — dell'esplorazione sessuale nelle sue varie
manifestazioni. La pubblicità ha usato la seduzione sessuale per scopi non certo nobili, trasformando l'incontro sessuale in una necessità agonistica, in una prestazione, in puro esercizio
fisico. Fra gli estremi del moralismo che propone solo divieti e la banalità di chi ne fa un puro e semplice consumo fisico, resta oggi, per i ragazzi e le ragazze, un vuoto, un deserto di
orientamenti, di approdi, di punti di riferimento. La sessualità è dunque un territorio formativo o al contrario occorre lasciare che le cose accadano e basta? Consentire una riflessione
educativa, uscire dal puro tecnicismo medico, diventa un'occasione preziosa per un nuovo patto fra le generazioni fatto di crescita reciproca.
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