Uso educativo della televisione

 

Se le vecchie serie tv aiutano i nuovi padri

 

Riproduzione  dal n. 234 di "NOI, famiglia&vita" del 25/11/2018


di Luciano Moia


Una passeggiata in aperta campagna. Un’escursione in montagna per ammirare fauna e flora alpina. Un momento sportivo condiviso. Nulla di meglio che un’attività all’aperto, mirata e consapevole, per suggerire proposte educative e, allo stesso tempo, per divertirsi insieme ai propri figli. Ma non sempre l’uscita nella natura è possibile e, d’altra parte, non sempre i nostri ragazzi sono disponibili a seguirci fuori dalla porta di casa. Pigrizia? Non soltanto. Spesso, a trattenerli tra le pareti domestiche concorrono attrattive straordinarie come tv, computer e, soprattutto smartphone e videogiochi. E allora, per non lasciarli soli davanti alle suggestioni catturanti dei vari video, perché non sedersi accanto a loro e sfruttare il meglio dei passatempi elettronici?


Un piccolo suggerimento: se fosse possibile, meglio condividere un programma tv che non una sfida ai videogiochi. La minor frenesia e i tempi più tranquilli della tv, permetteranno infatti dialogo, osservazioni e interventi educativi.


Così sarà possibile che anche le Tartarughe Ninjia possano diventare uno spunto per educare ai valori. E gli inossidabili Power ranger diventino esempio di sacrificio, spirito di gruppo, scelte di rispetto, senso dell’amicizia. Bizzarra analisi, potrebbe sembrare, quella realizzata da Carla Facchini, docente di sociologia della famiglia all’università Bicocca di Milano. Cosa c’è ancora da scoprire in cartoni animati ormai datati, con oltre trent’anni di vita televisiva e di gadget sulle spalle? Se utilizzati come prisma sociologico per indagare il rapporto tra le generazioni, quei vecchi cartoni possono diventare uno specchio eloquente degli atteggiamenti prevalenti tra i nuovi padri, della loro disponibilità a seguire i figli in età prescolare e scolare, della loro ritrovata voglia di condividere esperienze che possano diventare importanti spunti educativi anche quando mascherati dietro momenti di intrattenimento. Così, raccogliendo l’invito arrivato dal canale in chiaro Pop, che da un paio di mesi sta appunto trasmettendo le nuove serie dei Power rangers e delle Ninja turtles – riviste e ristilizzate ma comunque fedeli agli originali – ha deciso di sfruttare il fenomeno per guardare un po’ più da vicino le dinamiche educative dei genitori millenial. Individuate 30 famiglie campione, con padri disponibili a guardare regolarmente i cartoni animati alla tv insieme ai figli dai 4 ai 10 anni, ha piazzato nei rispettivi salotti il suo 'microscopio sociologico' per otto settimane.


Innanzi tutto una buona notizia che, seppur limitata alle famiglie campione, può essere comunque estesa a una percentuale più vasta di nuclei familiari. Le nuove generazioni di padri, come confermano indagini più estese, trascorrono più tempo insieme ai figli piccoli, condividendo attività ludiche, tra cui spettacoli televisivi di intrattenimento e cartoni animati. Ma nelle serie televisive in questione c’è un elemento in più. «Programmi con cui i giovani padri di oggi sono cresciuti, come appunto Power ranger e Tartarughe ninja – spiega Carla Facchini – possono rafforzare il lessico familiare. Se la visione del programma è condivisa, cioè se il genitore è uno spettatore partecipe e interessato, questa diventerà insieme un’occasione per far sentire ai ragazzi che non sono soli ma anche per rivivere insieme ai figli, una fase spensierata dell’infanzia, ricevendo allo stesso tempo spunti utili per affrontare temi educativi importanti».


Insomma, da un lato il coinvolgimento dei padri, di fronte a cartoni animati che permettono loro di rivivere i momenti dell’infanzia, diventa più vivo ed emotivamente più denso, dall’altra la trama stessa degli episodi – un gruppo di giovani guidati da un mentore che tutti rispettano come personaggio autorevole – offre occasioni importanti di riflessione. «Se un padre di fronte a ragazzi di 7 o 8 anni si mettesse a pontificare in astratto di sacrificio, disciplina, onore, rispetto, uso ragionevole della forza, compassione, tolleranza, amicizia – riprende la docente – finirebbe per raccogliere scarse attenzioni. Ma gli stessi concetti, spiegati attraverso gli episodi dei cartoni animati, sulla base emotiva suscitata dalla visione collettiva di quelle situazioni, possono essere compresi e condivisi in modo più semplice». Il divertimento, come per tutti i prodotti destinati ai ragazzi di età inferiore ai dieci anni, è determinante non solo per garantire consenso da parte degli spettatori, ma anche per far sperimentare valori rappresentati in maniera efficace dagli eroi di turno, sempre gli stessi, con le loro fattezze, i loro colori, la loro gestualità rassicurante. E la presenza dei papà, nelle duplice veste di educatori e di compagni di giochi, fa il resto. Ma si tratta di un 'resto' che pesa tanto nella crescita serena e psicologicamente armoniosa dei figli.