STRATEGIE DI COPPIA

UN BUON LITIGIO VI FARA' STARE BENE

TACERE, CAMBIARE ARGOMENTO, EVITARE I CONFLITTI NON SERVE A NULLA. QUANDO SORGONO I PROBLEMI - E TRA LUI E LEI SONO ALL'ORDINE DEL GIORNO - NEGLIO AFFRONTARE LE DIVERSITA D'OPINIONE A VISO APERTO, MA SENZA TONI ESAGERATI E PRESTANDO GRANDE ATTENZIONE A NON OFFENDERE LA SENSIBILITA DELL'ALTRO/A. ECCO I CONSIGLI D'AUTORE DI UN PEDAGOGISTA COME DANIELE NOVARA CHE DA TRENT'ANNI STUDIA I CONTRASTI IN FAMIGLIA

 

Riproduzione dal n. 201 di "Noi Genitori & Figli" del 29/11/2015

 

di Rossana Sisti

Meglio tacere, non raccogliere la provocazione, evitare che scoppi una questione esagerata; meglio sopportare, cambiare argomento e non fare storie; meglio far finta di niente, se no si finisce a litigare. Miscela esplosiva questo convincimento che il quieto vivere sia l'insegna della coppia e che volersi bene significhi cercare di limare le occasioni di scontri e divergenze. Soprassedere può preparare una catastrofe. Molto meglio dirsele, quindi, uscire dai silenzi pieni d'orgoglio o di mortificazione, dai risentimenti che il tempo ingigantisce e poi come bombe a grappolo esplodono facendo vittime ovunque. Meglio dirsele come amichevolmente consiglia Daniele Novara, pedagogista di lungo corso, in questo suo nuovo libro (Bur; 13 euro) che a un anno di distanza da Urlare non serve a nulla - riflessioni ad uso delle giovani coppie alle prese con l'educazione di bambini piccoli o adolescenti — ripropone il tema della gestione dei conflitti, sfatando la miriade di luoghi comuni che  replicano l'idea stereotipata della vita di coppia e della famiglia armoniosa dove tutto sembra filare liscio ma dove i contrasti e gli attriti sono solo sospesi o congelati. «Il quieto vivere è la morte della coppia, delle emozioni e dell'intimità — spiega Novara — il conflitto invece fa parte della relazione ma bisogna imparare a farci i conti. A gestirlo non come un inconveniente spaventoso o un ostacolo, ma come uno scenario conosciuto e messo in conto. Dunque meglio dirsele, ma dirsele bene».
Litigare male è facile: c'e chi ci mette i silenzi, chi le urla, chi le ripicche e chi le mortificazioni e le violenze. II buon litigio invece è una strategia più difficile, ma molto più interessante, una fatica benefica e protettiva, necessaria perché tutela i contendenti, e anche gli spettatori che sovente sono i figli, dai segreti e dai problemi nascosti, dalle violenze delle emozioni che facilmente degenerano in aggressività estrema. «Purtroppo si cresce con la consegna di fare i buoni, di andare d'accordo con tutti e con l'idea che litigare significhi mettere in discussione la relazione e l'unione. Imparare a farlo bene invece a un'occasione per vigilare sul benessere della coppia, una sorta di manutenzione della vita affettiva che permette la comunicazione profonda delle persone e la possibilità di entrare in contatto reciproco senza paure». Del resto it mito dell'amore simbiotico, che prevede gusti, idee e passioni identici é piuttosto pericoloso, perché rischia di franare in breve alle prime difficoltà e perché nega un passaggio essenziale e realistico dei nostri tempi. «Siamo tutti suscettibili e permalosi, desiderosi di affermare le nostre posizioni e di stravincere nelle contese, preferiamo dare ordini invece che fare proposte, consigli piuttosto che informazioni — prosegue il pedagogista - perciò affrontare con competenza gli inevitabili contrasti e i momenti di criticità è un fattore di sopravvivenza per la coppia e per gli individui. Sostare in modo costruttivo nel conflitto, riconoscere cosa sta succedendo, controllare emozioni e sofferenze che arrivano dal nostro passato è un modo per tenere alta la guardia su di sé e consolidare la relazione». Bisogna però prepararsi, perche la competenza conflittuale non nasce dal nulla, é frutto di un continuo lavoro consapevole su se stessi che finisce per tirar fuori it meglio anche dall'altro.
Che non sia una passeggiata è evidente. Ma in pratica come si fa? Come si fa a criticare senza offendere, a non colpire l'altro nei suoi punti più fragili pur di prevalere, a non essere tendenziosi e a rinunciare all'ultima parola? Trent'anni di esperienza sul campo - di consulenze e di incontri con coppie e genitori, testimoni di un grande disagio e di un accorato bisogno d'aiuto sui due fronti - consentono a Daniele Novara un sano realismo. Ma anche di procedere con un sano ottimismo che lungi dal consegnare la formula della coppia perfetta suggerisce un repertorio di tecniche e strategie utili per stare insieme senza farsi male. Nel rispetto reciproco e alla giusta distanza. Per spostarsi nel confronto su un piano comunicativo, addomesticare le emozioni ed evitare di trasformare i litigi in un programma aggressivo di prevaricazione e distruzione dell'altro. «Alle coppie dico che ce la possono fare, con semplici e ragionevoli mosse. E che l'impresa vale lo sforzo. E' la strategia dei tre passi indietro e sette avanti che consente di sganciarsi dall'arcaico sistema dell'attacco personale e dalla trappola dell'aggressività e di provare a comunicare in modo nuovo. Non si immagina come possa stemperare il conflitto essere ascoltati e non giudicati o fatti tacere, essere presi sul serio e non alla lettera, informati e non corretti o consigliati. Perche i conflitti sono problemi da gestire e non persone da cambiare.

TRE INDIETRO E SETTE AVANTI

Per litigare bene bisogna prima liberarsi di pregiudizi e convinzioni che fanno naufragare ogni confronto. Insomma fare qualche passo indietro. Almeno tre (secondo le indicazioni del pedagogista Daniele Novara).

 

  1. Non cercare it colpevole: non c'e. State litigando, non tenendo un'arringa a un processo: non dimenticate che nei litigi di coppia non si tratta di vincere e il colpevole non è mai uno solo.
  2. Dare consigli e suggerimenti, specie non richiesti, peggiora la situazione. Frasi del genere "Te l'ho detto mille volte", "Tu non mi ascolti! Fai come ti dico, è la cosa giusta!" provocano senso di inadeguatezza e di dipendenza.
  3. Non si tratta di vincere, la vita di coppia non è una gara. Voler avere ragione a tutti i costi e l'ultima parola o sentirsi sconfitti provoca solo tensione e disagio.

 

E poi si può procedere con qualche passo avanti. Almeno sette.

 

  1. Stare sul problema, non attaccare la persona. Meglio concentrarsi sul problema non sul carattere "impossibile" del partner.
  2. Ascoltare davvero senza fare continui commenti. Capire meglio aiuta ad
    affrontare insieme il problema.
  3. Prendersi sul serio non vuol dire prendersi alla lettera. Talvolta le parole possono uscire in un impeto emotivo e non corrispondere a un convincimento; soppesarle come in un verbale aumenta l'intransigenza e l'irritazione.
  4. Dare informazioni: sono più utili dei consigli. Perche lasciano libertà di utilizzo mentre i consigli sono spesso ordini camuffati.
  5. Fare proposte, funzionano più degli ordini. Anche se richiedono più coraggio perche espongono alla possibilità che non siano accolte.
  6. Chiedere il permesso per non essere considerati invadenti. Significa saggiare la disponibilità al confronto ma anche il luogo e il momento più adeguato per discutere.
  7. Fare solo domande di cui non si conosce già la risposta. Essere tendenziosi, inquisitori, invadenti e inopportuni, giudicanti e manipolatori produce sofferenza.